Il lavoro racconta della frantumazione di una memoria in una miriade di ricordi. Se la vita è uno spazio che si modifica nel tempo, il tempo e la sua percezione sono gli argomenti che costituiscono il mio interesse principale. Mi interessano le forme di alterazione dei ricordi e l’imprecisione della memoria che genera qualcosa di nuovo, che si va a collocare tra quello che si è vissuto e quello che si è magari solamente immaginato. Queste considerazioni mi hanno portato a riflettere sul modo in cui lo spazio è percepito e a chiedermi se possa esistere una geografia personale, capace di realizzare un atlante delle emozioni. Alcuni neuroni chiamati “place cells” si occupano infatti proprio di questo: realizzano una mappa neurale per ogni luogo nuovo visitato e se capita di percepire quest’ultimo come già noto, significa che queste mappe si stanno sovrapponendo. Le stratificazioni così realizzate si muovono seguendo le emozioni e la memoria, senza una retorica geopolitica di contrazione.
—