Pugliese e arbereshe d’origine, napoletana d’adozione e di formazione umanistica, sono da sempre appassionata di fotografia e autodidatta. Da adolescente inizio a scattare in analogico con una Zeiss degli anni '50, passo poi al digitale. Inizialmente sono attratta dalla fotografia d’architettura, poi passo al minimal, all’astratto e, durante la pandemia, all’autoritratto e al concettuale. Dal 2019 circa la fotografia è per me un diario emotivo e perciò conserva il tratto della scoperta e della estemporaneità. La mia formazione classica e umanistica mi ha portato uno sguardo sulla realtà esteriore e interiore, che è archeologica e stratigrafica. Per me la fotografia è una sospensione dello scorrere incessante del tempo che viviamo e la possibilità di sospendere il momento presente, che è composto da passato e futuro. La fotografia permette un incontro tra tempo cronologico e tempo interiore in un punto che è fisso e dilatato, esiste e salva il cosmo dal caos. La luce catturata dall'obiettivo diventa una sorta di segnatempo: definisce chiaramente l'oggetto in sua presenza e in sua assenza ; sublima i contorni evaporati e spinge verso l'immaginario. Così davanti all'obiettivo mi pongo come davanti ad uno specchio : la presa di coscienza ( vedi gli autoritratti) e la fuga , l'attraversamento di dimensioni reali e oniriche ad un tempo. Non manca, in molti degli ultimi esperimenti dei "vases communicants" , l'esercizio della scrittura.